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I luminari nel firmamento
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5. Invero, dopo queste cose, il firmamento può ormai anche essere adornato di luminari. Dice infatti Dio: Ci siano luminari nel firmamento del cielo, affinché facciano luce sopra la terra, e dividano il giorno dalla notte (Gn 1,14). Come in questo firmamento, che già era stato chiamato cielo, Dio comanda che ci siano luminari, per dividere il giorno dalla notte, cosi può accadere anche a noi, se solo ci sforziamo di essere chiamati e di diventare cielo: avremo dei luminari in noi, che ci illumineranno: Cristo e la sua Chiesa. Egli infatti è la luce del mondo (Jn 8,12), che illumina anche la Chiesa della sua luce. Come infatti della luna si dice che riceve la luce dal sole, cosi che mediante essa anche la notte può essere illuminata, allo stesso modo la Chiesa, ricevuta la luce di Cristo, illumina tutti coloro che si trovano nella notte dell'ignoranza. Se uno ottiene di diventare figlio di Dio (cfr Rm 8,14), cosi da camminare nel giorno, in santità (Rm 13,13), da figlio del giorno e figlio della luce (Rm 1), questi è illuminato dal Cristo stesso, come il giorno dal sole.




I giorni e gli anni
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6. E siano come segni per i tempi, i giorni e gli anni; e risplendano nel firmamento del cielo, per far luce sopra la terra. E cosi fu (Gn 1,14-15). Come questi luminari visibili del cielo sono stati posti come segni per i tempi, i giorni e gli anni, per far luce dal firmamento del cielo a quanti sono sopra la terra, allo stesso modo Cristo, illuminando la sua Chiesa, dà dei segni, mediante i suoi precetti, affinché chi riceve il segno sappia come sfuggire all'ira che sta per venire (Gn 1), cosi che quel giorno non lo incolga come il ladro (Gn 1), ma piuttosto possa giungere all'anno gradito al Signore (Is 61,2). Cristo dunque è la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Jn 1,9); illuminata dalla sua luce, la Chiesa diventa essa stessa luce del mondo, illuminando coloro che sono nelle tenebre (cfr Rm 2,19), come attesta il Cristo stesso ai suoi discepoli, dicendo: voi siete la luce del mondo (Mt 5,14). Questo mostra che Cristo è luce degli apostoli, gli apostoli luce del mondo; giacché essi, non aventi macchia o ruga o alcunché di simile, sono la vera Chiesa, come dice anche l'Apostolo: affinché egli presenti a sé gloriosa la Chiesa, non avente macchia o ruga o alcunché di simile (Ep 5,27).




Il luminare maggiore e minore
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7. E Dio fece i due grandi luminari, il luminare maggiore a governo del giorno, e il luminare minore a governo della notte, e le stelle. E Dio li pose nel firmamento del cielo, affinché facciano luce sopra la terra, e reggano il giorno e la notte, e dividano la luce

dalle tenebre. E Dio vide che ciò era buono. E fu sera, e fu mattina, quarto giorno (Gn 1,16-19). Come si dice del sole e della luna che sono i grandi luminari nel firmamento del cielo, cosi anche in noi il Cristo e la Chiesa. Ma poiché Dio ha posto nel firmamento anche le stelle, vediamo quali siano le stelle anche in noi, cioè nel cielo del nostro cuore. Mosè è in noi una stella che fa luce e ci illumina con i suoi atti; e Abrahamo, Isacco, Giacobbe, Isaia, Geremia, Ezechiele, David, Daniele e tutti coloro dei quali la Sacra Scrittura dà testimonianza che piacquero a Dio. Come infatti una stella differisce dall'altra nella gloria cosi anche ogni santo diffonde in noi la sua luce, secondo la sua grandezza; e come il sole e la luna illuminano i nostri corpi, cosi Cristo e la Chiesa illuminano le nostre anime. Tuttavia siamo così illuminati se non siamo ciechi nell'anima: infatti, come chi è cieco negli occhi del corpo non può ricevere la luce del sole e della luna, per quanto ne sia illuminato; così anche Cristo concede la sua luce alle nostre anime, ma allora soltanto ci illuminerà, se in nessun modo lo impedisce la cecità dell'anima. Posto che questo accada, occorre in primo luogo che quelli che sono ciechi seguano il Cristo, dicendo ed esclamando: Figlio di David, abbi pietà di noi (Mt 9,27), affinché, ricevendo da lui anche la vista, possano in seguito essere irraggiati dallo splendore della sua luce.

In verità, non tutti quelli che vedono sono illuminati dal Cristo in egual maniera, ma ciascuno lo è secondo la misura con cui è capace di ricevere la forza della luce. E come gli occhi del nostro corpo non sono illuminati dal sole in egual maniera, ma, quanto più uno sarà salito in alto e avrà contemplato il suo sorgere dalla visuale di un osservatorio più elevato, tanto più riceverà del suo splendore e calore; così anche la nostra anima, quanto più in alto e in maniera sublime si sarà avvicinata al Cristo, e si sarà esposta più da vicino allo splendore della sua luce, con tanto più grande magnificenza e chiarezza sarà irraggiata dalla sua luce, come dice egli stesso per mezzo del Profeta: Avvicinatevi a me, e io mi avvicinerò a voi, dice il Signore (); e dice ancora: Io sono un Dio che si avvicina, non un Dio da lontano ().

Tuttavia non ci accostiamo a lui tutti allo stesso modo, ma ciascuno secondo la propria capacità (Mt 25,15). Infatti, o ci accostiamo a lui con le folle, ed egli ci ristora mediante le parabole, semplicemente perché non veniamo meno per via per i molti digiuni (cfr Mt 13,34 Mt 15,32 Mc 8,3), ovvero sediamo ai suoi piedi sempre e incessantemente, liberi solo per ascoltare la sua parola, in nulla inquietandoci per un servizio molteplice, ma scegliendo la parte migliore, che non ci sarà tolta (cfr Lc 10,39-42).

Certamente, coloro che cosi accedono a lui, ottengono molto di più della sua luce. Se, come gli apostoli, non ci allontaniamo da lui in nulla, ma restiamo sempre con lui in tutte le sue tribolazioni (Lc 22,28), allora, in segreto, egli ci spiega e chiarisce le cose che ha detto alle folle, e ci illumina molto più chiaramente (Mc 4,34).

Se poi uno è tale da potere anche salire con lui sul monte, come Pietro, Giacomo e Giovanni (cfr Mt 17,1-8), questi sarà illuminato non solo dalla luce di Cristo, ma anche dalla voce del Padre suo.