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La scienza geometrica
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2. Ma a tutte queste cose, messe insieme con tanta sapienza, c'è chi muove obiezioni, e soprattutto Apelle, che fu discepolo di Marcione, ma inventore a sua volta di una eresia maggiore di quella ricevuta dal maestro. Poiché egli vuole mostrare a tutti i costi che gli scritti di Mosè non contengono in sé alcuna sapienza divina, né alcuna operazione di Spirito Santo, esaspera questo tipo di discorso e dice che in alcun modo avrebbe potuto accadere che così poco spazio potesse accogliere tanti generi di animali e il loro nutrimento, tale da bastare per un anno intero.

Si dice che nell'arca sono introdotti due a due dagli animali immondi, cioè due maschi e due femmine - questo significa la ripetizione -, e sette a sette da quelli mondi (Gn 6,19 Gn 7,2), cioè sette paia: come poté accadere ciò con un tale spazio, del quale è scritto che poteva appena accogliere quattro elefanti soltanto?

Dopo aver formulato questo rifiuto per ciascun aspetto, aggiunge come conclusione queste parole: dunque è sicuro che è una favola inventata, e, se è così, certo questa Scrittura non è da Dio. Ma, di fronte a queste cose, offriamo alla conoscenza degli uditori quanto abbiamo imparato da uomini sapienti, esperti delle tradizioni ebraiche, e dagli antichi maestri.

Dicevano dunque gli antichi che Mosè, il quale, secondo la testimonianza della Scrittura, era stato allevato in tutta la sapienza egiziana (), mise a questo punto il numero dei cubiti secondo la scienza geometrica, nella quale gli egiziani sono particolarmente abili. Per i geometri, infatti, secondo il valore che nel loro linguaggio si chiama potenza, da un solido e quadrato l'uno corrisponde a sei cubiti, se è considerato in modo generale, e a trecento, se inteso minutamente. E, se si tiene conto di tale valore, nella misura di quest'arca si troveranno spazi così grandi in lunghezza e larghezza, da poter contenere veramente i germi di rigenerazione di tutto il mondo, e le semenze di risurrezione di tutti gli esseri animati.

Siano dette queste cose, riguardo al senso del fatto storico, contro coloro che si sforzano di impugnare le Scritture dell'Antico Testamento, come se contenessero cose impossibili e irrazionali.