EVOLUZIONE
Il nostro secolo è stato particolarmente influenzato dal pensiero di quattro uomini famosi: Albert Einstein, Sigmund Freud, Karl Marx e Charles Darwin; tre dei quali erano ebrei. Gli ebrei hanno sempre avuto un'influenza sproporzionata sulla scena mondiale, rispetto al loro esiguo numero. Ora vorrei soffermarmi particolarmente sul pensiero di Charles Darwin, uno dei tre ebrei in questione. I suoi studi sull'evoluzione iniziarono circa centocinquanta anni fa, anche se l'idea non era nuova, infatti, già Aristotele nel terzo secolo a.C. insegnava il concetto d'evoluzione. Chi mise l'idea nella mente di Charles, fu Erasmus Darwin, nonno di Charles; personaggio notevolmente anticristiano. Questa teoria diventò famosa grazie all'impegno di Charles, che la elaborò contemporaneamente ad un certo Alfred Russel Wallace, che in quei giorni si trovava nelle Indie. Fu grazie alla maggiore velocità di Darwin nel pubblicare il suo libro se oggi tutti conoscono lui e non Wallace.
La teoria dell'evoluzione, è basata su tre elementi principali: la variazione continua, la selezione naturale e la mutazione. Secondo il concetto di variazione continua, in tutte le forme di vita esistono sempre dei piccolissimi mutamenti; per esempio: la maggior parte dei bambini tende continuamente ad avere un'altezza superiore a quella dei propri genitori, per cui, nel tempo, la razza umana diventerà sempre più alta. Ancora per esempio, tale sorte, secondo l'evoluzione darwiniana, è toccata anche al cavallo, che da un animale di piccola taglia qual era, con il tempo è via via cresciuto, fino ad arrivare alla forma attuale. Un altro concetto di vitale importanza per la teoria darwiniana è la selezione; vale a dire la scelta operata dall'ambiente sugli organismi viventi, che favorisce maggiormente le variazioni che portano ad un miglior adattamento al luogo in cui la specie vive, rispetto alle altre. Questo è ciò che Darwin intendeva per selezione naturale. Un altro esempio: circa cento anni fa, nel posto dove sono nato, vi erano molte farfalle; alcune di esse erano chiare, altre invece, più scure. Quello fu anche il periodo in cui si sviluppò l'industria per l'estrazione del carbone, ed il paesaggio circostante venne ben presto deturpato dai grossi cumuli neri e dalla polvere del materiale estratto. Questo cambiamento dell'ambiente fece sì che le farfalle di colore chiaro fossero più visibili delle altre, sullo sfondo scuro che si era venuto a creare, per cui erano prede più facili per gli uccelli. Ciò ha portato in breve tempo alla loro totale estinzione, ed ora in quella zona sono rimaste solo farfalle scure. Questo è ciò che Darwin intendeva con il termine "selezione naturale"; secondo lui la natura non era altro che una continua lotta per la sopravvivenza, dove i più adatti all'ambiente sopravvivono, mentre gli altri periscono.
La parola chiave per il concetto d'evoluzione è proprio "lotta", e vorrei porvi l'accento perché ormai è diventata anche uno slogan politico. L'idea della sopravvivenza dei più adatti è il presupposto fondamentale anche dell'ideologia fascista; non è un caso che il libro scritto da Hitler s'intitolasse proprio "Mein Kampf" (La mia lotta), perché la parola lotta fu presa in prestito proprio dal concetto evoluzionistico darwiniano. L'Italia è stata soggetta ad una profonda influenza da parte della teoria dell'evoluzione, accettata anche da Mussolini, ed oggi da sua nipote, ma di questo parleremo più avanti. Probabilmente, se non fosse stato per Darwin, non sarebbe esistita una seconda guerra mondiale, lui è da ritenere responsabile di molte delle sofferenze che affliggono il nostro ventesimo secolo. La teoria politica secondo la quale la razza superiore avrebbe governato il mondo, mentre quelle più deboli, come gli ebrei, si sarebbero estinte, ha avuto origine da una teoria sulla natura. Oltre alla teoria darwiniana, n'esiste anche un'altra, elaborata da un francese chiamato Lamarck, alcuni anni prima. Essa ipotizza grandi variazioni in brevi periodi di tempo, chiamate mutazioni. Secondo il Lamarck, nel corso del tempo, si sono verificate delle mutazioni, che hanno improvvisamente prodotto delle creature anche sensibilmente diverse da quelle che le hanno generate. Per avere un'idea più chiara della differenza tra le due teorie, potremo paragonare la teoria darwiniana ad un piano inclinato, mentre quella lamarckiana ad una scala con dei gradini ben definiti. Altri due aspetti molto importanti dell'evoluzione sono rappresentati dai concetti di micro e macroevoluzione. Con il termine microevoluzione s'intendono le variazioni limitate che possono verificarsi all'interno delle diverse specie. Si tratta d'eventi scientificamente confermati, biblicamente accettevoli, e anche abbastanza ovvi. Possiamo vedere i risultati della microevoluzione ovunque attorno a noi. Per esempio: vi sono variazioni nei fiori, nelle piante, negli animali e perfino negli uomini. E' facile rendersi conto di ciò anche considerando quante razze canine esistono oggi.
La microevoluzione, è un vantaggio per l'umanità, giacché può essere sfruttata per produrre nuove razze di piante o d'animali, con caratteristiche anche abbastanza diverse tra loro, pur restando entro i confini ben stabiliti della specie. Nessuno riuscirà mai, attraverso selezioni od incroci, ad ottenere un cavallo da una mucca, ma potremmo sicuramente riuscire ad avere razze di cavalli diverse l'una dall'altra. Per esempio: le mucche che un giorno io mungevo, erano sicuramente molto diverse da quelle che esistevano nella preistoria, perché erano capaci di produrre ben venticinque litri di latte il giorno; una quantità esagerata per allattare un vitello. Oggi, con l'avvento dell'ingegneria genetica, i confini su cui operare delle variazioni sono grandemente allargati, per cui anche le mutazioni non sono più solo teoria ma un fatto, e quindi la loro accettazione non rappresenta più un problema. Il problema, invece, si presenta quando ci accostiamo alla macroevoluzione; vale a dire alla teoria secondo la quale tutte le specie esistenti hanno avuto origine da un'unica forma di vita. Secondo me questa teoria, a differenza della microevoluzione, è in contrasto con quanto afferma la Bibbia; non solo, ma vorrei mostrarvi che è in contraddizione anche con gli attuali canoni scientifici. E' bene trattare quest'argomento, anche se non approfonditamente giacché la nostra non è una lezione di scienze, perché dobbiamo essere coscienti che questo è stato il campo di battaglia più duro tra scienza e Bibbia.
Nelle scuole s'insegna la macroevoluzione, quindi i nostri figli crescono pensando che ciò che la Bibbia dice non sia realistico. Dobbiamo, però, onestamente riconoscere che Genesi lascia una certa autonomia al mondo naturale. Per esempio nel primo capitolo Dio dice: "Faccia la terra germogliare la verdura, le erbe che facciano seme e gli alberi da frutto che portino sulla terra un frutto contenente il proprio seme, ciascuno secondo la propria specie ". Ed anche: " Produca la terra esseri viventi secondo la loro specie, bestiame, rettili e fiere della terra, secondo la loro specie ". In questi casi, sembra proprio che Dio abbia affidato ad un processo naturale, la capacità di produrre le molte varietà di razze che popolano la terra. Naturalmente tutto questo deve essere messo in armonia con un'altra frase, che è ripetuta non due, ma ben dieci volte in questo capitolo: "Secondo la loro specie ". Questa precisazione della Bibbia sembra porre dei precisi confini al processo di variazione naturale. Con ciò possiamo affermare che in Genesi uno può essere implicita l'accettazione della microevoluzione, ma non della macroevoluzione.
Un'altra cosa da tenere presente, è che la parola biblica "specie" si riferisce ad un insieme più grande di quello dell'analogo termine scientifico. L'evoluzione sostiene che tutti gli esseri viventi che oggi popolano la terra, provengono da un'unica forma di vita primordiale, e che hanno assunto le varie forme che oggi possiedono, grazie a cambiamenti graduali o improvvisi, che ne hanno modificato le caratteristiche. Ovviamente possiamo avere conferma di questa teoria solo consultando il registro dei fossili; che è l'elenco dei resti delle più antiche forme di vita, preservati nelle varie stratificazioni del terreno. Questo registro, che dovrebbe confermare la teoria della macroevoluzione, è quello che ne mina le basi. Parlando in termini geologici, i vari gruppi d'animali, non fanno la loro apparizione sulla terra in lunghi intervalli; ma quasi all'improvviso appaiono tutti insieme.
Un'altra sorprendente evidenza è che, sia le forme di vita più semplici, come quelle più complesse, appaiono entrambe nello stesso periodo. Ora, ovviamente, se la teoria evoluzionistica fosse esatta, le forme di vita più semplici dovrebbero precedere di molto quelle più complesse; però la realtà non è questa. Il terzo fatto contrastante è che non è ancora stato ritrovato nessun fossile che possa essere considerato una via di mezzo tra una specie ed un'altra; ma tutti formano dei gruppi ben distinti. Addirittura, alcuni fossili ritrovati sono in pratica identici a quelli ancora oggi in vita, e quindi su di loro non è avvenuto neanche un cambiamento; benché siano trascorsi tempi lunghissimi.
E' una notizia recente quella del ritrovamento di un pesce in Africa meridionale, che si credeva estinto alcuni milioni d'anni fa, ed invece era ancora vivo ed uguale a quelli fossili; e com'è facile supporre, questa notizia ha suscitato scalpore nel mondo scientifico. Potremmo parlare ancora d'altre evidenze contro l'evoluzione, ma penso che basti affermare che i fossili non la confermano per niente, per cui ci sono delle lacune enormi in questa teoria che ne pregiudicano molto l'attendibilità. Naturalmente, nel corso del tempo, ci sono stati sia dei cambiamenti graduali come anche improvvise mutazioni; ma si sono dimostrate dannose o perfino letali ai loro portatori, che in breve si sono estinti. La ricerca genetica di questi ultimi anni ha addirittura dimostrato che i geni sono tra le cose più stabili dell'intero universo; perciò sono in grado di mantenere una specie senza variazioni nel corso del tempo.
In ogni modo il vero danno non è stato causato tanto dalla teoria in se stessa, quanto dall'aver incluso in quel processo anche la razza umana. Il primo libro di Darwin scritto nel milleottocentocinquantanove ed intitolato " L'origine della specie" trattava unicamente di piante ed animali, per questo non scosse più di tanto l'opinione pubblica. Il secondo libro, invece, scritto dieci anni dopo ed intitolato " La discesa dell'uomo", suscitò grande scalpore perché sosteneva che anche la razza umana aveva seguito lo stesso processo evolutivo delle altre specie.
Naturalmente questo portò uno sconvolgimento in primo luogo all'interno della chiesa; ed un vescovo immediatamente sfidò Darwin ad un dibattito nell'università di Oxford. Ora anche se Darwin non disse mai che gli uomini discendono dalle scimmie, ma che entrambi hanno una comune origine, ugualmente questa teoria fu subito considerata opposta alla fede cristiana; che vede l'uomo come speciale e diretto atto creativo di Dio. La teoria che l'uomo discende dalle scimmie ha avuto origine dalla considerazione di quattro caratteristiche umane simili alle loro; la prima delle quali è senz'altro la somiglianza fisica. A questo proposito ricordo che quando portai per la prima volta i miei figli allo zoo e videro gli oranghi, subito ci fornirono i nomi delle persone cui secondo loro somigliavano; e devo affermare che furono abbastanza corretti nella loro analisi. Tutto questo dimostra ancora di più che vi sono notevoli affinità tra umani ed animali; anche se rimangono delle differenze molto nette.
La seconda caratteristica che ha fatto pensare alla discendenza dagli animali, è rappresentata dagli organi vestigiali. Questi organi sono le parti del nostro corpo che in quei giorni si ritenevano inutili per l'uomo, ma che hanno una qualche funzione negli animali, per cui potevano essere pensati come eredità. Nel passato era stata compilata una lista contenente ben centoventi tali organi, tra i quali era compresa, ovviamente, la coda; e giacché noi oramai non scodinzoliamo più chiaramente sembrava essere superflua per gli umani, così come l'appendice. Questa lista oggi si è ridotta a tre o quattro organi, e se tutto continuerà così, tra poco sarà completamente vuota. Quella piccola coda che abbiamo, oggi sappiamo che non è più inutile, ma anch'essa è lì per uno scopo ben preciso.
Un altro argomento usato dagli evoluzionisti, a prova della loro teoria, è la forma del feto. E' stato scoperto che durante le prime settimane di gravidanza, quando il feto si sta ancora formando, quello umano somiglia notevolmente all'embrione di un pesce. Secondo alcuni evoluzionisti, il feto umano in quel periodo, starebbe rivivendo l'intero ciclo evolutivo della nostra specie. Le rughe che i nostri feti hanno dietro la testa, simili a quelle dell'embrione dei pesci, sarebbero le branchie che avevamo in tempi lontanissimi, e così nell'arco dei nove mesi, secondo tale teoria, noi passiamo dalla forma acquatica a quella terrestre, per poi diventare finalmente uomini. In questo caso però dobbiamo dire, che le rughe che presentano i pesci, faranno poi parte del loro apparato respiratorio, mentre quelle degli uomini diventeranno orecchie; per cui è molto più logico pensare che si tratti solo di pura somiglianza e nient'altro.
Degli argomenti di cui abbiamo parlato fin qui a sostegno dell'evoluzione, oggi non ne resta alcuno pienamente attendibile, per cui l'ultima parola torna ancora all'analisi dei fossili. In pratica a questo punto la scienza deve stabilire, attraverso lo studio dei resti d'uomini preistorici, se la loro origine è comune a quella degli animali oppure no. Innanzi tutto vediamo di rispolverare ciò che dice la Bibbia: l'uomo è stato creato dalla polvere, mentre la donna viene dall'uomo, entrambi portano l'intera immagine di Dio e sono il frutto di un suo speciale atto creativo. Ovviamente tutto questo significa che non veniamo dagli animali attraverso un lungo processo di cambiamenti, per cui ci troviamo di fronte ad un problema di compatibilità. Ora, se proviamo a addentrarci un po' di più in questa scienza, scopriamo che la razza umana appartiene tutta ad una specie ben precisa, chiamata "homo sapiens". Possono esserci ancora dei problemi per quanto riguarda le date, ma non per la sua distinzione dal resto. Addentrandosi un po' di più nell'era preistorica, possiamo trovare anche altre specie d'uomini che non sono più "homo sapiens", ma specie diverse che si sono poi estinte. Secondo la scienza, le origini dell'homo sapiens risalirebbero a circa trentamila anni fa, ma ci sarebbero state altre specie, come per esempio quella dell'uomo di Nehandertal, che avrebbe vissuto tra quarantamila e centocinquantamila anni fa. Questo non sarebbe altro che il più giovane degli uomini preistorici, infatti, l'homo Swanscombe si sostiene che sia vissuto duecentomila anni fa, e l'homo erectus circa trecentomila anni fa, mentre l'australopiteco, ben cinquecentomila anni fa. I più famosi ricercatori in questo campo sono i Leakey padre e figlio, i quali dicono di aver trovato dei resti, nella gola di Olduvai, in Africa, di un uomo che risalirebbe a due milioni e mezzo d'anni fa, mentre il figlio n'avrebbe trovato un altro risalente addirittura a quattro milioni d'anni fa. A questo punto viene da chiedersi, come cristiani, cosa si debba pensare di tutto ciò, dato che quel che abbiamo detto non lega molto bene con ciò che invece spiega la Bibbia al riguardo. Io credo che prima di dare una qualsiasi risposta, sia bene chiarire ancora alcuni aspetti: il primo dei quali è che non è ancora stato trovato nessun fossile che sia una via di mezzo tra una scimmia ed un uomo.
Una delle differenze che vi sono tra uomini e scimmie riguarda la dentatura, che è molto diversa tra i due, un'altra, invece, la forma del piede, che nelle scimmie poggia sul terreno in due punti, mentre negli uomini in tre. Per questo gli uomini hanno una migliore stabilità in posizione eretta, e possono percorrere distanze maggiori senza stancarsi. Non è mai stato trovato nessun fossile che poggi il suo piede su due punti e mezzo, o che abbia la dentatura che sia una via di mezzo tra le due, per cui, manca l'anello di congiunzione tra le due specie. Un'altra cosa importante è che la scienza non afferma che gli uomini preistorici siano i nostri diretti antenati, giacché nel registro dei fossili essi appaiono e poi scompaiono. La specie più recente, che è l'uomo di Nehandertal, si è estinta diecimila anni prima che apparisse l'homo sapiens.
Un'altra cosa molto importante è costituita dal fatto che questi uomini non sembrano il frutto di un'evoluzione darwiniana, perché l'uomo più vecchio che sia stato ritrovato, e che risale a quattro milioni d'anni fa, ha il cervello più sviluppato, ed una posizione più eretta di quelli che lo hanno seguito. Tutto ciò ci dice anche che i disegni che appaiono sui libri di testo scolastici dei nostri figli, dove si vede una scimmia che piano piano prende sempre più forma eretta, e somiglia sempre più ad un uomo, con cervello sempre più sviluppato, non sono sostenuti da nessuna teoria scientifica; anche se purtroppo sono piuttosto comuni da trovare. L'antropologia odierna si trova nel caos totale, ed io penso che sia meglio lasciarla nel suo disordine, senza dare nessuna risposta finché non vi sia chiarezza, e vedrete che una volta che le origini dell'uomo saranno svelate, anche la scienza sarà più vicina a ciò che dice la Bibbia.
Per quanto riguarda gli uomini preistorici, credo che al loro riguardo possano essere formulate solo queste cinque ipotesi; e come sempre potrete scegliere quella che più vi piace. La prima ipotesi è che la scienza stia sbagliando tutto; e questo è abbastanza facile a dirsi, per chi non vi abbia mai avuto che fare. Io però, che ne ho studiata un po', non me la sento di definire tutti gli scienziati un branco di pazzi che stanno ingannando se stessi. In Inghilterra, alcuni anni fa, qualcuno disse di aver trovato la mascella di un uomo preistorico, in seguito fu scoperto che non si trattava della mascella di un uomo, ma di un maiale. Quella scoperta si rivelò poi nient'altro che una frode, per cui molti cristiani pensarono di aver ragione a credere che l'inganno non si limitasse solo a quel caso, ma che fosse generalizzato. A queste persone bisogna però dire, che coloro che in quel caso scoprirono la frode non furono dei cristiani, bensì degli scienziati, per cui, se riconosciamo a loro la possibilità di accertare la verità, dobbiamo anche ammettere che hanno gli strumenti adatti per farlo. Per quel che mi riguarda, conosco troppi scienziati credenti ed onesti, per cui non sono nelle condizioni di scegliere quest'ipotesi. Devo anche dire, che appunto per questa ragione, non la ritengo una scelta valida.
La seconda ipotesi è di ritenere falsa la Bibbia, ed anche in questo caso non mi sento in linea con tale scelta, per cui le prime due ipotesi, per quanto mi riguarda, sono assolutamente da scartare. La terza, è che l'uomo preistorico non sia quello biblico, ma un essere che Dio ha creato prima di noi, e che fisicamente era molto simile a noi, ma non portava in sé l'immagine di Dio, per cui, non era un essere spirituale. Verrebbe da pensare che Dio stesse collaudando il corpo umano, facendo qualcosa che somiglia ai nostri esperimenti. In questo caso sarebbe fuori luogo anche chiamarli uomini preistorici, più appropriato sarebbe invece: animali primitivi simili all'uomo.
La quarta ipotesi è quella che vede l'uomo preistorico come quello che diventò uomo biblico. In altre parole Dio potrebbe aver creato questi uomini dalla polvere della terra, e solo in seguito, dopo lungo tempo, aver soffiato in loro lo spirito. Anche se questa potrebbe essere un'ipotesi, personalmente penso che si debba allargare un po' troppo il linguaggio biblico per permettergli questa possibilità. Inoltre questa ipotesi fa sorgere anche la domanda se Dio abbia dato lo spirito ad un solo uomo, oppure lo abbia concesso a tutti quelli che siano vissuti in quel tempo; e se lo diede ad uno solo, perché gli altri non esistono più? L'ultima ipotesi è che l'uomo preistorico fosse realmente l'uomo biblico, per cui Adamo sarebbe molto più vecchio di quanto sembra. A questo punto, se vogliamo una risposta, dobbiamo sceglierla tra una di queste cinque ipotesi, a meno che non vogliamo chiudere gli occhi e far finta di niente. Io però penso che non vi sia assolutamente bisogno di dare una risposta, perlomeno finché l'antropologia non saprà essa stessa cosa credere. L'attuale caos in cui si sta dibattendo tale scienza, dovrebbe indurci a non prendere troppo sul serio le conclusioni cui, per ora, gli studiosi sono giunti. C'è ancora troppa incertezza tra gli scienziati, quindi, per quanto mi riguarda, penso sia fatale cercare di affiancare la Bibbia ad una moda scientifica passeggera. Io penso che tra qualche decennio ancora sarà fatta più luce su questo caso, quindi sarò paziente ed aspetterò.