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"GESU’ ENTRATO PROPRIO DI SABATO NELLA SINAGOGA, SI MISE AD INSEGNARE".

(Mc. 1,21)

In questa pr


ima manifestazione di Gesù alla gente possiamo riscoprire le caratteristiche che dovrebbe assumere ogni predicazione e testimonianza cristiana.

Gesù inizia la sua predicazione dalla sinagoga e nel giorno consacrato a Dio che era il sabato, in seguito predicherà ovunque, ma l’inizio è nella tradizione. Gesù è la continuazione e il completamento delle Scritture. Tutto ciò che è prima di Lui non è da buttare.

Gesù parla con autorità. Non è semplicemente un lettore, un ripetitore. E’ la Parola e questa Parola è come "spada tagliente che lascia una ferita". Le sue non sono chiacchiere religiose o morali, sono una parola unica e definitiva.

Gesù con la sua parola e la sua persona è opposizione a tutto ciò che è male. Il Male si scopre davanti a Lui, si sente toccato e si ribella. E, notiamolo, contemporaneamente il male non può fare a meno di riconoscere pubblicamente chi sia Gesù.

Le parole di Gesù sono talmente forti che vincono il male e lo cacciano.

Il timore e lo stupore sono il primo terreno adatto per poter arrivare all’accoglienza di Gesù.

Un buon testimone di Gesù (e ciascuno di noi dovrebbe esserlo) dovrebbe avere o tentare di avere i suoi stessi atteggiamenti e le sue stesse caratteristiche.

Cominciamo dalla nostra realtà: è inutile che io sogni chissà quali missioni se non so cominciare da casa mia. Certa gente che dice di essere testimone in tanti gruppi, impegnata in tante attività, la voglio vedere prima in casa propria, con i propri genitori o figli, prima nel ‘buco’ non gratificante della propria parrocchia e poi, allora, crederò anche alle altre opere.

E cominciamo anche dalle cose limitate, che devono trovare compimento come, ad esempio, la messa domenicale, magari non bella come una messa di gruppo, la fatica della testimonianza incompresa nel proprio posto di lavoro, la pazienza che devi mettere la ventesima volta con il tuo vicino di casa.

La Parola di Dio, poi, non è una parola da salotto, è Gesù Cristo; non è la parola del "buon senso", della diplomazia, degli equilibri. E’ la parola decisa, misericordiosa, liberante, seria, impegnativa, e noi dobbiamo essere segno concreto di questa parola. La nostra vita dovrebbe rifletterla, le nostre scelte manifestarla. A volte le parole sono perfino superflue a testimoniare la Parola, il viverla è sempre necessario.

Se è così non c’è bisogno di andare a caccia del male, è il male stesso che, riconoscendo Gesù, si manifesta, ne ha paura, ne può essere esorcizzato. Il Cristiano non è tanto colui che vede il male (negli altri), è colui che se ha Gesù, fa sì che il male emerga e con la stessa forza di Gesù possa essere combattuto.