5) GESÙ E' IL SIGNORE DELLA TUA VITA!
Filippesi 2,10‑11: perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e .sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
oggi noi cercheremo di comprendere appieno la verità fondamentale della nostra fede cristiana: Dio padre mi ama, Gesù è il mio Salvatore. Noi sappiamo già queste cose nella nostra testa da tanto tempo. Ma nel corso di questo seminario. in particolar modo oggi vogliamo fame esperienza: Gesù è il Signore! Gesù non può essere Signore della mia vita, a meno che io gli consenta , di essere il mio Signore. In tanti dicono di dare la loro vita Gesù: ma spesso invitano Gesù a entrare nella loro vita, ma non a guidarla e prenderne possesso, come se voi possedeste un'auto e invitate qualcuno a salire. Lo potete far sedere dietro e continuare a guidare voi o piuttosto potete farlo sedere alla guida (cedere il comando) e voi sedere dietro e farvi condurre da lui. C'E' UN BELLA DIFFERENZA
Gesù è la sapienza stessa, Egli è onnipotente Egli conosce tutte le curve e tutti i dossi dei cammino. Egli mi condurrà con sicurezza, ma io non sono spesso disposto a vedere a lui volante. lo sono contento di aver Gesù sulla mia auto, perché lui mi aiuti se ho dei problemi. Ma io non voglio cedere a lui il controllo della mia vita. Io voglio essere indipendente; io voglio fermarmi e partire quando voglio, accelerare o rallentare secondo il mio gusto. E dal momento che noi siamo chi più chi meno degli automobilisti inesperti, ci capitano incidenti e accidenti di tutti i tipi. E qualche volta anche quando gli cediamo la guida e lo accettiamo come conduttore noi lo critichiamo e vogliamo mettere una mano sul volante e vogliamo che Gesù ci obbedisca . Ma Gesù non ci forza e non ci impone di cedergli la sedia di conduttore, egli aspetta di essere invitato dolcemente: “ voi passarmi il volante perché io ti conduca, tu sei al sicuro con me…”
Proclamare Gesù come proprio Signore, significa sottomettere a lui ogni zona del nostro essere, far penetrare il Vangelo di tutto ciò che facciamo. Significa, per ricordare una frase del venerato Giovanni Paolo II, “aprire, anzi spalancare le porte a Cristo”.
Egli è un buon pastore (giovanni10, 11-16) io sono il buon Pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e lòe disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
Egli non è veramente il Signore se io non gli permetto di essere il Signore della mia vita. E quando io guardo con attenzione la mia vita, scopro presto che io non sono veramente libero. Io ho tutta una serie dei maestri, di istruttori, di signori. E più grave ancora, io sono schiavo di tante cose: il mio lavoro può essere il mio signore. I miei affari personali, Il mio appetito la mia gola che deragliano nel mangiare smoderatamente e bere, il sesso può diventare il mio signore ed io essere schiavo delle mie passioni, il mio desiderio di essere influente può dominarmi ecc.
Gesù ci ha detto chiaramente: Giovanni 8,34 Gesù rispose: “ in verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato”.
Romani 6,6 -14 Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato.
Romani 6,7 Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.
Romani 6,8 Ma se siamo morti con Cristo crediamo che anche vivremo con lui.
Romani 6,9 Sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui.
Romani 6,10 Per quanto riguarda la sua morte, egli mori al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Romani 6,11 Cosi anche voi consideratevi morti al peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi hai suoi desideri;
Romani 6,13 non ofite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio.
Romani 6,14 Il Peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.
Vediamo come il peccato ci rende schiavi e come può dominarci ed essere nostro signore.
In Romani 7,19-25 abbiamo una chiara descrizione della nostra situazione attuale: infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se facciamo quello non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.(Questo significa che il peccato in questo momento è il mio signore maestro) lo trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge,che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Ma allora San Paolo griderà: “chi mi libererà?” e trova la meravigliosa risposta: grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Signore.
Romani 7,24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?
Romani 7,25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. Noi non possiamo vincere il male da noi stessi, abbiamo bisogno la potenza dello Spirito Santo nella nostra vita per potere vincere il male.
Se Gesù è il mio Signore, io posso trovare la vera libertà e la vera pace. Gesù è il solo che possa rendere libero (Giovanni 8,36) se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. Se io consegno la mia vita nelle mani e gli permetto di essere il Signore allora ci saranno in me dei cambiamenti: io sarò sicuro; io sarò in pace; io non vivrò più nell’inquietudine... noi avremo ancora delle difficoltà e delle tribolazioni. Salmo 34,20 “ molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore”. La croce sarà ancora presente nella mia vita. Le cose accadranno come lui vorrà, perché lui è il Maestro. C’è ne farà scaturire del bene; “ Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. “questa fu l’esperienza di San Paolo. (Romani 8,28) Le tribolazioni o prove saranno per noi più accettabili:
(Romani 5,1-5): “giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro gesù Cristo; per mezzo suo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
Romani 5,3 E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Così noi vediamo come del male dalla sofferenza, dalla tribolazione può scaturire del bene: l’amore di Dio effuso nel nostro cuore. Quando Gesù è Signore della nostra vita, non elimina le sofferenze le difficoltà, ma noi sappiamo che egli è con noi e che sostiene.
E forti di questa fede noi non andiamo in collera per la sofferenza e la pena; al contrario, noi abbonderemo di serenità, affinché questa difficoltà non abbia la meglio su di noi. Noi incorreremo alla preghiera prolungata, noi impareremo ad essere più in confidenza con il Signore, noi cercheremo rifugio in Lui. E così, alla fine, da queste montagne di problemi nelle quali ogni giorno ci troviamo, noi usciremo con del bene. Anche la morte non può vincerci, quando Gesù è il Signore della nostra vita. Questa convinzione è stata una sorgente straordinaria di forza di coraggio per i primi cristiani, di fronte alle terribili persecuzioni delle quali sono state vittime. Grazie a questa fede potevano guardare la morte in faccia, serenamente, e dire: tu non mi vedrai più prigioniero tu non mi tratterai più per molto tempo. Il mio Signore risuscitato mi strapperà dalle tue mani e io vivrò nella gloria ogni giorno.